lunedì 3 aprile 2017

Andare ad Aragòn con un eroe!


Andare a vedere una gara del campionato mondiale Superbike e di tutte le categorie che ne fanno uno spettacolo imperdibile, è una cosa. Andarci con un coetaneo, che è anche pilota di livello fin dai tempi della propria gioventù, non ha prezzo! Senza tanti giri di parole, Roby Rolfo, italiano (anche se può vantare cittadinanza elvetica), è il pilota in attività che più rappresenta un motociclismo che ormai sta scemando definitivamente. E' vero che c'è anche qualcun'altro, ma Roby è schietto e non fa il divo, connotandosi tra i piloti di un tempo. Vivendo una passione e credendoci sempre. Sono nel serpentone di "cordella" del gate dell'aeroporto, quando incrocio un ragazzo dal sorriso smagliante che mi dice: "Vuoi vedere che prendiamo lo stesso aereo!?!". Gli vado incontro e lo abbraccio forte. Roby ha lo zaino in spalla e sottobraccio una tuta da corsa tutta piegata e pressata, legata col nastro americano. Facciamo la fila, il check-in e devo tornare indietro perché il portatile non può stare nello zaino durante la verifica dei bagagli a mano. Così, mezzo svestito, coi pantaloni che mi calano e la fretta di sgomberare la fila, metto il pc in un cesto vuoto e lo passo al metal detector. Nel frattempo, Roby non si vede più. - Lui di aeroporti ne ha visti tanti! -  Penso ad alta voce. - Lui è pratico e sa come levarsi alla svelta certe rotture. -  Io no. Ho viaggiato, ma mi sono sempre preoccupato di non andare in aeroporto con qualcosa di sconveniente. Con qualcosa che potesse far dubitare la polizia di frontiera, che fossi un malintenzionato, un terrorista o semplicemente un "furbo". Ok. Passa tutta la mia roba e io non faccio suonare il metal detector per niente. - Vai! - Allora sono veramente uno dalle buone intenzioni!? - Penso. Raccatto le mie cose e mi dirigo di fretta al nostro imbarco, il 12, l'ultimo. Ma Roby non c'è. Certo non aspetta me, dovrà prendere un' eau de parfum al duty free da regalare ad una bella ragazza, o sarà andato a bere un caffè nell'attesa che quelli del volo precedente si levino dalle scatole. Mi siedo, estraggo una rivista dallo zaino e mi accomodo a leggere. Il tempo passa e di tanto in tanto guardo in giro per vedere dov'è. Niente. Va bene così, io non sono rapido come un pilota e ora sono rimasto indietro. Leggo, mi volto, niente. I passeggeri del volo per Tirana se ne vanno nella pancia del proprio aereo e le poltroncine lasciate libere, cominciano a riempirsi di spagnoli di rientro in patria e di italiani "collegati" alla SBK. Fotografi, giornalisti, belle ragazze, ecc... Quando c'è già un brulicare di persone, ecco che compare Roby dicendomi che mi aveva perso: "Dov'eri? Non ti trovavo più! Mi hanno fermato perché avevo un paté da mangiare portato da casa e non mi volevano far passare!" E io che credevo di aver fatto una figura del c... in fila al gate. Tutto tranquillo se non fosse che è già preda dei primi giornalisti e fotografi che lo conoscono da anni, se lo abbracciano, baciano e lo riportano via per un caffè. Ora sono più tranquillo e dopo pochi minuti siamo tutti in fila per l'imbarco. Dopo il volo che abbiamo trascorso separati dentro l'aereo, ci ritroviamo all'autonoleggio. Infatti, prima di partire mi ha offerto un passaggio fino a destinazione e devo dire che non si poteva rifiutare un'invito del genere. Quindi mi sono ritrovato in auto da Saragozza ad Aragòn Motorland, con un amico. Abbiamo parlato spesso, anche in passato, di quanti piloti italiani molto forti corressero quando diciannove stagioni fa è cominciata la sua avventura mondiale e di quanti gran premi Classe 250, avesse vissuto da protagonista insieme a nomi mitici. Arriviamo a destinazione e vediamo un po' il da farsi; io ho il mio team di riferimento da andare a visitare, lui ha tutti i suoi compiti da pilota da svolgere e i genitori che l'hanno preceduto in camper, da andare ad abbracciare. Mi lascia le chiavi della macchina perché vada fino ad Alcanìz a trovare un alloggio e depositare i bagagli. Ci diamo appuntamento per la sera, la prima sera ad Aragòn, dove sono arrivato in un modo che non mi sarei mai immaginato, in macchina con un pilota, uno che guardavo correre in TV quando mi alzavo presto la domenica per la diretta dall'Australia, uno che apre il gas come un matto insieme a tutti gli altri, per me, extraterrestri. Uno normale come me, ma se mi siedo fianco a lui, mi sembra proprio un mio vecchio eroe.



Roberto Rolfo #44
Nato il 23 marzo 1980 a Torino
Team Factory Vamag
MV Agusta F3 675
Attualmente in lotta per il mondiale Supersport 600
Sogna di partecipare al TT dell'Isola di Man

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