(Questo disegno è del "mitico" Ruggeri ed è apparso in rete già varie volte, nonché su riviste specializzate) |
La filosofia del sapersi arrangiare sta sicuramente alla base di tutto. Se poi ci si mette qualche disponibilità che scarseggia, un amico o un parente che può elargire consigli e piccoli favori, allora il gioco è fatto. Ma perché uno dovrebbe puntare a fare da sé...? I motovi possono essere i più vari, come l'esigenza di entrare in sintonia con la propria moto, conoscendone le parti più nascoste e particolari. Perché ogni moto è diversa, ma capita di avere amici con la stessa moto e oltre a condividerne sensazioni e opinioni, se ne possono custodire i segreti e impartirsi consigli a vicenda. Anche farsi in casa il classico cambio d'olio, con relativi filtri, è un ottimo modo per abbattere i costi. In più si conoscono esattamente i prodotti utilizzati. Un altro fattore a determinare il lato positivo del provare a mettere le mani, è il capire e imparare dalle situazioni pratiche. Magari dalle più semplici come cambiare qualche lampadina o smontare parafanghi e altri pezzi semplici per ripristinarli. Non c'è un manuale di come approcciarsi alla meccanica domestica della moto, ma l'importante è appunto "mettere le mani".
Quello che si può provare nel creare o riparare qualcosa della propria moto non ha prezzo e ripaga con la soddisfazione di vedere le proprie idee raggiungere un "corpo", una "condizione materiale". Tornando quindi all'idea di fare una "special" o una "cafè racer" o prendere un mezzo rudere e portarlo a nuova vita è sicuramente facile cedere alla tentazione di fare da soli qualcosa che pare più difficile del previsto. Chi non si sente un asso delle chiavi inglesi, è comunque libero di rivolgersi al meccanico di fiducia e ai suoi conti salatissimi.
Il bello della moto può essere anche questo, ovvero viverla in prima persona nella semplice manutenzione, nei lavori di customizzazione o preparazione "special". Si può godere il motociclismo facendo entrare la moto nelle cose che si fanno da soli, con le proprie mani e senza preoccuparsi del grasso sotto le unghie. Un po' di ritorno al passato, a quando ci si riparava le cose in casa, o quando la busta degli attrezzi sotto la sella valeva quanto la tessera "socio ACI" nel portafoglio oggi.
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Per concludere, si può dire che non è necessario diventare maniacali, come non è bene non prendere mai l'iniziativa. In merito a questa considerazione, voglio consigliare un libro del 1974: "Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta" di Robert M. Pirsig. Questo libro racconta di come si prepara in modo meticoloso una moto per un viaggio, il viaggio che il protagonista, nonché autore, intraprende col figlio, attraverso gli Stati Uniti d'America. Non è un libro entusiasmante, ma lo si apprezza per le immagini dei paesaggi descritti, più che per le "dritte" di Pirsing sulla cura della moto, che risulta pesante e troppo noiosa. Basta quindi a far capire quanto sia bello e importante mettersi in gioco. Sì, mettersi in gioco, "giocare" con le proprie moto senza togliersi il piacere di arrangiarsi.
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