Questa fotografia è stata scattata al GP del Mugello nel 1996. La moto in questione è molto riconoscibile. Si tratta infatti della Suzuki RGV 500 col numero di gara di Scott Russell, arrivato nel motomondiale l'anno precedente per sostituire Kevin Schwantz dopo il ritiro. Credo che per gli appassionati e per chi ha vissuto questo periodo di gare, un'immagine così possa far tornare alla mente un sacco di storie, di ricordi, di fatti, ma specialmente di emozioni. Eppure, la sensazione che potrebbe suscitare è legata ad un tempo passato che non è né lontano né vicino, ma piuttosto sospeso tra epoche differenti che si mettono inevitabilmente a confronto. In un certo senso, la bellezza di una 500 due tempi da Gran Premio non ha eguali, perchè è la sintesi della leggerezza e della potenza. Una forza che si sprigiona come un uragano, quando il pilota ruota la manopola dell'acceleratore, senza lasciare troppo spazio agli "errori". E' una moto per uomini col "pelo sullo stomaco" capaci di tenere il motore mai sotto un certo numero di giri per non perdere la prestazione cercata. Capaci di tirare staccatone da urlo anche senza il freno motore, perché nei due tempi, di freno motore non ce n'è. Le moto a due tempi hanno progressivamente lasciato spazio alle più convenzionali quattro tempi e principalmente perché in giro per le strade, non se ne vedevano più. Le cosiddette "millone", ovvero quelle che dalla produzione passano ai campionati superbike e superstock, sono fantastiche, vanno come razzi e si possono preparare per la pista con un sacco di pezzi di ricambio disponibili in tutti e cinque i continenti. Rimane comunque a favore delle due tempi il fatto di esser state per anni le grandi moto da corsa. Le moto che ogni giovane e giovanissimo motociclista voleva guidare, magari partendo da piccoli ciclomotori a marce, molto elaborati e rumorosi. Ricordo che frequentando i circuiti, era possibile ascoltare una di queste "belve", accese nella pit-lane per essere scaldate con regolari colpi di acceleratore. L'odore della miscela era ovunque e preannunciava l'ingresso in pista dei corridori. Per gli addetti ai lavori e per i tecnici che lavoravano e lavorano tutt'ora nei vari campionati, c'è tutta una cultura orientata alla messa a punto delle moto a due tempi dagli aspetti affascinanti, dei quali si va via via perdendo le tracce. Purtroppo, il mercato in primis e le norme antinquinamento in secundis, hanno potato le ali a queste macchine raffinate per quanto scorbutiche, mettendo molta polemica nell'aria. Forse è ingiusto che siano definitivamente uscite dalle corse, ma senza fare troppa ed inutile polemica, si può vedere la cosa in modo positivo. Le 500 da Gran Premio sono state e saranno per sempre quelle grandi moto da corsa che sappiamo. Protagoniste di un periodo fatto di grandi piloti e di sfide epocali. Ed è giusto e sacrosanto che quello che è stato venga salvaguardato e ricordato come si deve, al costo di abbandonarlo per un nuovo ciclo di esperienze. Non serve a nessuno fossilizzarsi su di un concetto come se fosse l'unico possibile. Si può dire che la strada nuova, che ha gradualmente scalzato le moto a due tempi in favore delle quattro tempi, non è certo in discesa e secondo molti questo cambiamento è stato viziato da troppo business. Dovendo fare un breve bilancio oggi, le nuove moto non riuscirebbero ad avere la stessa gloria delle prime, sia per carisma, che per via dei protagonisti meno accattivanti. E' importante aspettare che qualcosa cambi in meglio lasciando che tutto scorra, con la speranza che chi ha in mano il potere, possa esprimersi al meglio e in favore di chi ama le corse e le moto. Per ora possiamo caldamente dire che quelli delle due tempi sono stati sicuramente bei tempi.
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