martedì 4 giugno 2019

Imola, perché non arriveranno MotoGP e Formula1...


Il Gran Premio di Montecarlo di Formula 1, è storicamente il più blasonato e caratteristico del calendario, in virtù del percorso cittadino più glamour che ci sia. Entrato in calendario nel primo anno di campionato  mondiale, il 1950, resiste da allora e pur non offrendo tanti punti di sorpasso (i piloti che lottano per la vittoria finale puntano a partire in pole position) è sempre avvincente, succede di tutto, e complice la primavera inoltrata, si sono verificate gare dal meteo variabile, con partenze asciutte e finali sotto il diluvio o viceversa. Nonostante l'incertezza meteorologica e tante corse interrotte per incidenti, e per la maggior parte senza conseguenze, è una pista piena di insidie. Il manto stradale si srotola lungo un percorso con guardrail, speroni di roccia, il mare a fianco, un porto turistico, un tunnel. Il tutto rende questa gara così unica che il Principato di Monaco non è mai uscito di calendario e conta 77 edizioni totali, oltre alle 66 della sola Formula 1. Nel 1967 Lorenzo Bandini ebbe un gravissimo incidente con la Ferrari che gli costò la vita.


Eppure Imola non è riuscito a resistere così bene come la gara monegasca, pur avendo dalle sue, caratteristiche che lo rendono un tracciato anch'esso unico. L'ultimo segnale di questa difficoltà ad ospitare eventi di campionato mondiale, tranne la Superbike, è stato proprio il round delle derivate di serie andato in scena il weekend del 10/11/12 maggio. In quest'occasione, la gara della domenica della classe regina e la Supersport 300, sono state annullate a causa del diluvio che, per la seconda parte della giornata è imperversato sulla pista, oltre che in tutta la regione. La variabile meteo è un aspetto di cui si tiene conto in termini di praticabilità del campo di gara, ma non si può considerare pericoloso un circuito, al punto da non poter gareggiare se piove. La sicurezza sempre al primo posto è giustissima, ma allora qualcosa non funziona. Imola è nato sulle rive del fiume Santerno, in un'area collinosa, agricola, fra case di campagna e condomini di quartiere. Un tortuoso saliscendi che non ha mai un vero e proprio rettilineo e la moto è sempre leggermente inclinata anche quando sembra percorrere una linea retta. Per dove è stato costruito, non ha vie di fuga infinite, ma comunque sufficienti a non renderlo più pericoloso di altri. E per quale motivo se piove così tanto, i piloti e gli organizzatori preferiscono abbandonare e mandare tutti a casa? Come possiamo interpretare questa prudenza? E soprattutto perché non c'è un piano B, qualcosa di stabilito prima per sapere già cosa decidere se capita un imprevisto atmosferico. Le previsioni promettevano pioggia da giorni. Oramai l'aeronautica militare è così precisa nello studio dell'atmosfera che si conosce l'ora ed il minuto in cui si verificherà una precipitazione. Si poteva quindi studiare la cosa con largo anticipo e se fosse che la pista, sotto una precipitazione consistente, diventa così pericolosa da impedire lo svolgimento del programma, allora ci stiamo già rispondendo sul perché qui non corre più nessuno che conta a livello mondiale. Ma non è colpa del circuito. L'impianto Enzo e Dino Ferrari è sicuro come gli altri circuiti. Ma come viene gestito?


Personalmente posso dire che ho riscontrato un livello molto basso nella gestione di noi addetti ai lavori. Per poter scattare foto a bordo pista, occorre avere un mezzo come una bicicletta o un motorino immatricolato e regolare per il codice della strada, specialmente perché si deve uscire dal paddock e rientrare nei pressi dei punti indicati per i fotografi, come la variante alta, la Tosa, ecc... Io ho usufruito del servizio "media shuttle" e una volta all'ingresso della variante alta, mi sono sentito dire: "Ti dico già che con quel pass non entri"! Un commissario di percorso, non addetto al controllo, mi redarguiva erroneamente sul mio accesso alla pista, quando in realtà lo steward alla porta non aveva alcuna intenzione di frenarmi. Indossavo il giubbotto ufficiale "MEDIA" accreditato accompagnato dal mio pass individuale "permanent". Stessa storia alla "Rivazza", dove lo steward mi dice che devo essere accreditato e solo dopo che gli faccio notare il giubbotto e il pass, allora capisce e mi lascia passare scusandosi. Stavo entrando in pista per fare foto alla griglia di partenza e uno steward mi blocca e mi dice di non entrare perché non sono un "media"; poi dopo un'inutile ramanzina, nota il giubbotto e mi lascia passare.


All'ingresso del media centre vengono messi di guardia uno o due steward ed è un bene perché occorre che in sala stampa non s'introducano curiosi o peggio, malintezionati che possano rubare computer, camere o altre costose attrezzature (oltre che le segretissime informazioni su cui scriviamo gli articoli). Sono stato quindi occasionalmente controllato al passaggio durante le quattro giornate dell'evento, ma due volte mi hanno colpito in particolare. La prima, un sorvegliante mi blocca, guarda la mia foto sul pass, poi mi guarda e dice che quello nella foto non sono io. Ed è la stessa foto che ho su patente e carta d'identità. Dopo un'inutile ramanzina, mi lascia cortesemente passare. Me lo concede. La seconda, quando sono entrato ed uscito quattro volte dalla sala stampa nel giro di mezz'ora e poi, alla quinta uscita, la guardia mi ha fermato ed ha chiesto di vedere il pass dicendomi che con quello non potevo passare pur recando la lettera "M" ben visibile ad indicare il mio diritto ad accedere al centro. Altra ramanzina inutile e passo. E' successo la domenica, dopo quattro giorni che entravo in quella sala davanti alle stesse persone, stanco di questa persecuzione inutile, chiedo allo staff della sala stampa, con una punta di ironia, se sono al corrente di quanto di assurdo accade ad un reporter come me, regolarmente accreditato all'evento, ma ricevo risposte evasive che giustificano solo l'inadempienza dell'organizzazione e nemmeno si scusano per il disagio. Addirittura mi sento rispondere che se ad Assen ci trattano meglio, allora è lì che dobbiamo andare. E' come se al ristorante un cliente, facendo notare una mosca tra le tagliatelle, si sentisse rispondere che se non piacciono le mosche può tranquillamente cambiare ristorante. Questi fatti, seppur scemenze, sono tutte perdite di tempo che incidono sul lavoro di chi racconta la gara come me e vengono percepiti dal gestore solo come classiche lamentele. Invece è proprio quì che già si percepisce la piccolezza della mentalità con cui si gestisce un impianto; credendo che basti aprire il cancello, far entrare le moto e piloti, che già tutto gira da se. Non è vero.


Sento dire che Imola lavora e si candida per far tornare nella terra dei motori il Motomondiale, nonché la Formula 1. Se queste sono le premesse, se consideriamo che Dorna ha già qui il mondiale Superbike, è difficile che faccia fare tappa anche alla carovana della MotoGP. Per non parlare della Formula 1, dove l'organizzazione richiede comunque standard più alti a livello logistico, sia per il pubblico che per gli addetti ai lavori ed i team. Un esempio? Nel paddock delle auto da corsa, le aree off-limits sono delimitate da tornelli valicabili solo apponendo un pass magnetico, evitando molti dubbi alla sorveglianza. Ma per finire nella questione prettamente sportiva, se una pista è pericolosa perché piove come in primavera può succedere, allora non dovrebbe essere presa in considerazione. In realtà è stato fatto decidere ai piloti della Superbike che per motivi diversi avevano un tornaconto a correre o non correre. E l'ha spuntata chi non voleva gareggiare perché ad Imola soffriva l'impatto di non avervi mai girato, trascinandosi a ruota tutti gli altri che, per la maggioranza, non hanno digerito il circuito. Ma questa pista è difficile e dura per tutti e se piove, piove per tutti. Io avrei corso. Avrei voluto correre e giocarmela fino alla fine. Dobbiamo perdere l'abitudine di gare top condizioni. Per tutto il week-end mi sono recato all'autodromo con la mia moto, la mia Honda 650 che uso tutti i giorni per ogni tipo di spostamento. Mi sono beccato non poca pioggia, mi sono trovato nel diluvio dietro un autoarticolato che mi procurava una fastidiosa turbolenza e per superarlo dovevo affrontare l'onda d'acqua che sollevava con le ruote del semirimorchio. Ad una velocità entro i limiti consentiti, era comunque più pericolosa la mia condizione di comune utente della strada, che quella dei piloti in quaranta minuti di gara dentro un impianto dedicato. Eppure loro hanno scelto di non gareggiare. A Jerez, la Supersport 300 disputerà due gare, una il sabato per recuperare quella annullata ed una la domenica. Una sola qualifica il sabato e lo stesso schieramento per due gare, che dovrebbero svolgersi in circuiti diversi. Tutto questo per tamponare un danno recato ai team che fino a prima della rinuncia a correre hanno speso e lavorato come per una gara portata a termine.


Lo scorso anno si è svolta la gara del mondiale motocross e la parte della pista adibita all'evento, interessava una zona del paddock e una porzione di collina della "Rivazza" sotto le tribune. Lo stesso esperimento era stato già provato nei Paesi Bassi proprio ad Assen, dove la terra era stata portata sull'asfalto, sporcandolo per poi essere sgombrato e ripulito dopo la manifestazione. Qui invece non è stato toccato, ma è stato ripulito male il fondo già malmesso del paddock e le cunette ed i salti della collina, sono rimasti dov'erano creando un effetto di abbandono e fatiscenza, a mio avviso poco gradevole per chi segue la gara pagando il biglietto.


Se Montecarlo non rischia di essere escluso dal calendario della Formula 1, significa che risponde alla richiesta di un più alto livello organizzativo e nonostante la sicurezza discutibile del percorso cittadino, detiene requisiti adeguati alla gara laddove Imola, pur non avendo vie di fuga chilometriche, ne ha pur sempre più del Principato. Il promoter del WSBK si è visto giustamente costretto a far prendere la decisione definitiva ai piloti della Superbike ed è finita come sappiamo. Ma immagino che con un'altra mentalità, se ne sarebbero guardati bene dal lasciare andare via squadre, concorrenti e soprattutto, pubblico pagante a bocca asciutta.
Continuando così, invece di ritrovare Formula 1, MotoGP, e altre classi mondiali, Imola rischierà di perdere anche le derivate di serie, sempre che abbiano voglia di correre se piove un po'.

Alex Ricci.

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