domenica 28 agosto 2016

Lo show dei record...quarta parte


Ad inizio anni duemila, si presenta al mondiale Superbike l'americano Ben Bostrom, l'ennesimo yankee di una serie che, mentre Edwards e Bayliss lottano per il titolo, riesce ad accattivarsi molti appassionati. Merito del suo talento e dell'essere un pilota ufficiale Ducati, corre per tre anni consecutivi con la bicilindrica italiana e nella sua miglior stagione, il 2001, ottiene tutte le 6 vittorie della sua carriera, di cui 5 di seguito; quante quelle di Bayliss che vince il campionato. Anche Bostrom lascia il mondiale per tornare a correre nel campionato nazionale USA, ma si fa rivedere dagli ex colleghi nel 2005 con il Team Renegade Koji su Honda CBR 1000RR, disputando tutta la stagione, ma senza successi e con un sesto posto come miglior piazzamento. Un pilota di passaggio, in un campionato nel quale, pur avendo vinto molto rispetto tanti altri piloti di più longeva attività, non riesce a titolare la propria miglior stagione. Con il terzo posto in classifica finale nel 2001, è stato un protagonista, ma anche una meteora.


Di ritorno dalla MotoGP senza alcuna fortuna, Bayliss riparte dalla Ducati 999 lasciata libera da James Toseland passato in Honda e inanella 12 vittorie; le cui prime 8 consecutive. Domina la stagione e diventa campione del mondo nel penultimo round a Imola, quando in gara 1 gli basta un quinto posto. Galvanizzato dalla conquista del titolo, vince gara 2 sul tracciato di casa della Ducati.


La stagione 2007 è sorprendente dall'inizio, all'epilogo. E' l'anno di esordio in questa categoria del pluricampione classe 250 Max Biaggi. Il pilota romano, dopo un anno sabbatico dalle corse, approda al Team Suzuki Alstare facendo vedere subito a tutti di che stoffa è fatto. Vince gara 1 in Qatar e fa segnare il giro veloce in entrambe le manche. Le premesse sono ottime, ma appena il campionato prende il largo le vittorie tardano e vince solo altre due gare, una a Brno e una a Vallelunga, due circuiti storicamente congeniali a Biaggi. Chiude la classifica al terzo posto dietro Noriyuki Haga secondo e James toseland campione con la Honda Ten Kate. Il pilota di Sheffield ritorna in vetta dopo essere passato alla quattro cilindri giapponese, ma il campionato è combattuto e dopo 8 vittorie, subisce un calo di prestazioni. Ne approfitta Haga che rimonta, ma si ferma a soli 2 punti di distacco con un bagaglio di 6 vittorie.


La Ducati 999 va in pensione e viene rimpiazzata dalla 1098 affidata a Bayliss e Lorenzo Lanzi. Il romagnolo vince gara 1 in spagna, ma è sempre lontano dal fare classifica, mentre Troy vince 11 gare e in una nuova apoteosi di successi si conferma campione per la terza volta e sulla terza serie diversa di Ducati. Di fatto la carriera del pilota australiano è segnata dagli anni trascorsi nel team di Borgo Panigale, squadra a cui si è legato e con la quale ha disputato tutte le sue stagioni in Superbike. Anche Biaggi è passato nel frattempo alla Ducati del Team Sterilgarda Go Eleven, ma risulta essere una stagione opaca, avida di risultati e con nessuna vittoria.


Dopo Corser, Bayliss è il secondo australiano che diventa pluricampione in Superbike, ma prima di lui, un altro pilota proveniente dalla terra dei canguri arriva in questa competizione con premesse pazzesche, è Anthony Gobert.


E' l'inizio di "The Go Show", quando nel 1994, a soli diciannove anni, Gobert arriva in Superbike con un contratto firmato con Honda, ma per motivi ancora non noti, a Phillip Island, ultima prova del campionato, l'australiano si accasa nel Team Muzzy al fianco di Scott Russell su Kawasaki. Funambolico, incredibile, viene subito considerato il pilota più talentuoso di tutto il circus. Sulla pista di casa ottiene la pole, sale sul podio in gara 1 e vince gara 2 facendo impazzire il pubblico.


Nel 1995 è ancora al fianco di Russell che interrompe la stagione dopo soli tre round per prendere il posto di Kevin Schwantz nella classe 500 GP. Gobert mette in scena il suo show, ma porta a casa 2 sole vittorie, in gara 1 a Laguna Seca e gara 2 di nuovo a Phillip Island. Alla fine è quarto in classifica dietro ai più esperti Fogarty, Corser e Slight.


Il 1996 è l'anno in cui vince 3 gare, ma chiude il campionato dietro al compagno di team Simon Crafar, che lo precede di 13 punti, senza alcuna vittoria. L'anno successivo passa al Motomondiale col Team Lucky Strike Suzuki. Prende parte a 9 gare, ma viene squalificato perché positivo al doping, generando il primo caso della storia del motociclismo. E' l'anticipazione del declino di questo pilota. Infatti, nel 1998, si trasferisce nel campionato AMA e partecipa alla Superbike come Wild Card.


Nuovamente fermato per Doping, si becca una squalifica ridotta a 3 gare. Nel 1999, con la Ducati del Team Vance & Hines, vince gara 1 del round di Laguna Seca al quale partecipa grazie ad una Wild Card e nel 2000 ottiene l'ingaggio del Team MVR Bimota Exp. Con la SB8R, vince gara 1 di Phillip Island portando la moto riminese al successo dopo 11 anni. Bimota però entra in crisi finanziaria e deve abbandonare la competizione lasciando Anthony libero. Passa al BSB su Yamaha e partecipa alle tappe inglesi del mondiale.


Partecipa nuovamente al mondiale 500 con la MUZ e la KR3, ma non è più brillante come ad inizio carriera. Torna a correre nel campionato americano Supersport e si riaffaccia al mondiale grazie a delle Wild Card, ma non riuscirà più ad incantare col suo talento. Arrivato al mondiale molto giovane, dimostrando capacità uniche, si è poi perso nei rivoli di una vita sregolata. Eppure era accattivante come una rock star quel pilota un po' in carne, coi pearcing ai capezzoli e i capelli colorati di rosso vivo, ma questa eccentricità non fa un campione senza i risultati. Anthony Gobert è probabilmente il più bruciato dei talenti della storia del mondiale Superbike e non solo.


Fenomeno su Bimota SB8R

continua...

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