domenica 27 dicembre 2015

Sterling, l'ultima bufala...e c'è chi ci crede!


Volevo fare i miei complimenti a quelli che si sono inventati questo "business". Sempre che di business si possa parlare, dato che tra il successo di una buona idea e il fiasco di una cavolata, il passo è breve. Certo l'inventiva andrebbe sempre premiata da qualcosa, ma in questo caso nutro forti dubbi. La giovane ed elegante rivista motociclistica "Ferro", pubblica un servizio autoprodotto, dove viene effettuata la prova su strada di due modelli Sterling. La location è il centro di Milano e le moto sono due nuovissimi pezzi dell'italiana The Black Douglas Motorcycle Co. E' chiaro che l'obbiettivo di questo produttore è quello di far rivivere, sulle odierne strade, il mito degli albori del motociclismo con mezzi nuovi (e costosi) che rispecchino gli stilemi e le caratteristiche delle motociclette di inizio novecento. Per molti il risultato è quello di meraviglia e stupore nel vedere una moto che sembra quella di più di cento anni fa, muoversi nel traffico cittadino con disinvoltura attirando sguardi e curiosità. Per alcuni (e lo spero vivamente), questa dovrebbe sembrare una pagliacciata. Andiamo per gradi. Che senso dovrebbe avere oggi, anno 2015, quasi 2016, pagare una cifra che oscilla tra i 9.480 e i 10.950 euro per portare in giro, o meglio farsi vedere in giro, su una falsa moto antica? Perché oggi quelle sono solo nei musei o a casa di fortunati possessori e collezionisti? Si tratterebbe (e si tratta), semplicemente di apparire.


Questa non è un'opinione e basta. Osservate bene  questi pezzi di ferro e voi intenditori di moto vi renderete conto che sono una "patacca" atomica. Le moto, del periodo a cui le Sterling fanno riferimento, sono caratterizzate da meccaniche costruttive dell'epoca, che in questa versione moderna sono state saltate pari pari. Certo perché non è possibile ignorare del tutto il progresso, specialmente se ben consolidato negli standard di produzione. Prima del 1920, le moto avevano sì l'aspetto di grosse biciclettone con installato un motore a scoppio, ma come le biciclette, molte avevano anche i pedali. Non basta fare una moto col vecchio schema a parallelogrammo per la forcella anteriore. Se le velocità non fossero aumentate esponenzialmente, sarebbe una soluzione valida anche oggi. Non basta quindi un telaio rigido senza ammortizzatori posteriori, ma due belle molle sotto la sella. Quelle le montano ancora i customizzatori di moto americane. Parliamo dei comandi! Perché i comandi al manubrio non hanno le leve rovesciate come un tempo? E perché non hanno più di due sole leve? Il cambio poi non ne parliamo. Le Sterling sono equipaggiate da un cambio meccanico di odierna concezione che si comanda col piede, presente sulla stragrande maggioranza delle moto di produzione. A inizio novecento le marce erano inserite a mano e le leve erano attaccate al serbatoio o al telaio e si innestavano grazie ad una serie di rimandi che arrivavano alla scatola del cambio. A questo punto credo sia necessaria una riflessione. Quale motociclista vero nel 2015 dovrebbe sborsare una somma qualunque per acquistare una moto di questo tipo?


Sulla rivista "Ferro", sono state evidenziate le reazioni che la prova su strada ha suscitato nella gente. Riporto letteralmente cosa detto: "spettacolo! Di che anno è?" Ed i tester se la ridono dicendo 'duemilaquindici'! Oppure qualcuno le ha osservate e ha detto ai ragazzi di Ferro: "Ah è una vecchia Sterling!" Perdonatemi, ma credo che un vero conoscitore di moto non sarebbe mai caduto in un errore di proporzioni simili. Una moto puoi non averla mai vista dal vero, ma se sei un appassionato e un vero esperto, non cadi miseramente in affermazioni del genere. Una moto la si riconosce a prescindere da determinate caratteristiche che la identificano e nel caso sia una moto modificata, si riescono a distinguerne le modifiche come si distingue il bianco dal nero. 


All'alba del motociclismo, i fortunati che si potevano permettere queste macchine, erano dei signori con la giacca e il cappello. Indossavano gli occhiali stile aviatore, ma non usavano il casco, che non era obbligatorio e non se ne vedevano in giro. In più le strade erano quello che erano e venivano percorse ancora con animali da soma e da traino. Altri tempi in tutto e per tutto. I ragazzi del servizio, come tutti del resto, indossano un casco regolare che penalizza molto l'immagine che si vuole dare risultando già esteticamente un mezzo fallimento. Le moto che han fatto la storia di aziende e hanno innescato la passione che oggi si tramanda di padre in figlio, di azienda in azienda e di tecnologia in tecnologia, andrebbero rispettate un po' di più e non scimmiottate con questo bieco tentativo di essere originali, quando di originale qui non c'è proprio niente.

leggete qui: la moto di Kafka


V'invito a leggere il numero di dicembre/gennaio di Ferro, che ha realizzato e poi pubblicato il servizio su questa roba qua. E poi guardatevi un paio di vere moto di inizio secolo, fatevi una breve ricerca e ditemi cosa ne pensate. Anzi, pensate e basta.



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