Do you like Bullet? Così mi sento dire da una
signora alle mie spalle mentre osservo attentamente una Royal Enfield
posteggiata lungo il "lake side" di Pokhara. Molto probabilmente
questa moto ha incuriosito me quanto io ho incuriosito la signora che mi ha
rivolto la domanda. In Nepal, infatti, queste moto sono molto comuni, pur
rappresentando la massima motocicletta che un locale può immaginare di
possedere. All'immaginazione si può concedere spazi infiniti, ma alla realtà
non si sfugge così abilmente, dato che le strade nepalesi son piuttosto mal
ridotte, tanto da non assecondare il nome di strada per come l'intende un
occidentale oggi.
La moto, o quello che da noi è il motorino, in questa parte dell'Asia è un mezzo utile e fondamentale per muoversi rapidamente a basso costo. Circolano un sacco di mezzi a due ruote che vengono concepiti per questo mercato. In gran parte di produzione cinese o indiana, molti dalle nostre parti non si vedono nemmeno reclamizzati, come i marchi Bajaj ed Hero ad esempio. Inoltre anche le grandi case giapponesi sfornano pezzi economici da vendere a tutto il sud dell'Asia. Anche se Honda, Yamaha, Suzuki fanno il proprio dovere, questi motorini con le marce sembrano tutti uguali. Ci sono anche gli scooter, ovviamente, ma meno pratici per via delle ruote piccole. Per il concetto più comune, In Nepal si può considerare motociclista solo colui che gira su Royal Enfield. Ho incontrato un paio di Harley Davidson, ma sinceramente era più probabile incontrare un aquila sul terrazzo dell'albergo. E poi l'Harley è abbastanza fuori luogo in un contesto simile.
Così per dare sfogo alla mia curiosità chiedo alla signora quanto costi una moto così. Prontamente mi risponde che costa molto e che la versione 500 cc, la più potente e ambita, viene pagata 600.000 rupie. Faccio un breve calcolo e ne convengo che costa quasi come in Italia. Circa 4.750 euro contro i 5.400 euro di listino della versione base. Non importa quanto sia costosa. Difatti queste moto sono tornate in auge nel vecchio continente grazie alla moda e la riscoperta di modelli classici un po' in tutti i settori, spaziando dalle auto all'abbigliamento. Anche tra le moto, con i festival vintage e i lavori dei customizzatori più importanti in stile cafè-racer, si sono riscoperti marchi storici, alcuni inglesi, come Royal Enfield. Con la grossa differenza che quando nel 1967 l'azienda britannica ha chiuso i battenti nel vecchio continente, ha continuato e incrementato la produzione di moto in India col risultato che dopo molti anni circolano bellissime e nuovissime Bullet, che sembrano provenire dal passato, ma che godono di tutta l'attualità che mai si sarebbe potuto pensare. A parte l'impianto elettrico con l'avviamento nei comandi del manubrio e i pneumatici di ultima generazione, questi modelli conservano tutti i pregi e i difetti di una stessa moto di cinquant'anni prima.
Eliminando quindi la concorrenza di moto "vere", come quelle che siamo abituati a vedere tutti i giorni nelle nostre strade, possiamo quindi dire che una Bullet 350 o 500 cc, in Nepal, gode di uno splendore che difficilmente ho visto attribuito ad altri modelli più ortodossi e accattivanti. A vedere come le porta chi le possiede, si direbbe che su una di queste ci si sente Ghost-rider, un vero Easy Rider che vibra al ritmo del suono gutturale del monocilindrico. Lo stesso vale per chi non ce l'ha, ma costretto ad ammirarla, qui se la mangia con gli occhi.
Si parla tanto dell'occidente come della culla del progresso. E' vero e, al tempo stesso, lo è in parte. Se una splendida Royal di oggi è una moto obsoleta seppur funzionale, dall'altra parte il modo di concepire lo stile del quale si è molto fieri dalle nostre parti è altrettanto scaduto. Non dobbiamo comprarci una di queste per sentirci anticonformisti, "stilosi" per le vie del centro delle nostre città. Dobbiamo piuttosto imparare ad apprezzare ciò che desideriamo o prescindere, come queste moto che in Asia sono un mito e da noi no, ma son pur sempre la stessa moto.
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