domenica 24 marzo 2013

Ducati Apollo 1260, prima parte: il desmo d'America...

 
Una delle più particolari ed interessanti moto mai prodotte dalla casa bolognese è sicuramente la Ducati Apollo 1260 del 1963. Questa moto è stata realizzata su commissione da parte dell'importatore Ducati per gli Stati Uniti Joe Berliner, ma tolti i due prototipi iniziali, usati per il collaudo e le presentazioni ufficiali, non è mai stata prodotta. Eppure questo modello racchiudeva in sè delle caratteristiche importanti e straordinarie per l'epoca. L'intento di Berliner era vincere la concorrenza delle moto americane, specialmente Harley Davidson, per la fornitura di mezzi alle forze di polizia statunitensi. Dovendo quindi competere con i grossi bicilindrici di Milwaukee, a Borgo Panigale si erano espressi come mai fino a quel momento avessero fatto, realizzando un propulsore di 1256 cc, quattro cilindri a V di 90° con sistema di controllo delle valvole "desmodromico".

 
 

L'Ing. Fabio Taglioni utilizzò il sistema desmodromico per le valvole poiché l'aveva già sviluppato su modelli precedenti anche se si trattava di motori con non più di un cilindro solo e un massimo di 200 cc. Il risultato fu importante e una volta assemblata, la moto aveva 100 CV di potenza con la capacità di raggiungere i 200 Kmh e un peso complessivo di "soli" 270 kg. La Ducati Apollo era in grado di soddisfare le richieste per le quali era stata commissionata dato che la diretta rivale, l'Harley Davidson  "Duo Glide" 1240 cc, pesava 310 kg con una potenza di 60 CV, per una serie di prestazioni complessivamente inferiori alla "ducatona".

 
Bella, comoda, potente e al contempo elegante, questa moto aveva degli ottimi requisiti. Qualche difetto emerse comunque dopo le prime prove e pare che i pneumatici che venivano prodotti in quegli anni non fossero in grado di sopportare la potenza dei 100 CV in concomitanza con il raggiungimento dei 200 Kmh. Furono quindi attuate una serie di modifiche per mettere la moto in condizione di non dare questo tipo di problemi, riducendo a 65 CV la forza del motore. Purtroppo, una volta depotenziata, questa moto perse tutto il suo spunto e le sua manovrabilità, diventando troppo pesante e scarsa per poter essere appetibile all'utente d'oltreoceano. Un altro dato significativo furono le ridotte garanzie sul reperimento dei pezzi di ricambio negli USA, per un ipotetico motociclista di quel periodo.
 
 
 
Fu chiamata Apollo, perché era il nome con cui il governo del presidente John Kennedy nel 1961, chiamò il programma spaziale che avrebbe portato l'uomo sulla Luna. Il 20 luglio 1969 lo sbarco dei cosmonauti sul satellite terrestre avvenne, seppur con alle spalle quasi un decennio di missioni non tutte andate bene. Il progetto Apollo di Ducati invece non riuscì in nessuna delle sue versioni, a conquistare la stima tale da poter essere la moto delle autorità statunitensi nonché di qualche motociclista scapigliato sulle "route" americane. Berliner non riuscì quindi a vincere la gara con Harley Davidson e di quella bella moto non se ne fece nulla. A Borgo Panigale però nulla viene lasciato al caso, ma questa è un'altra storia...


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