domenica 22 gennaio 2012

Suzuki T20 e le moto nate dalla crisi.


All'inizio del '900 Hamamatsu era conosciuta in Giappone per l'attività tessile. Nel 1909 Michio Suzuki fece nascere la Suzuki, un'azienda che costruiva macchine tessili e altri macchinari per l'industria. Durante tutta la prima parte del secolo le macchine tessili che uscivano dall'azienda nipponica erano le migliori, economiche e le più vendute in tutto il mondo. Nel 1951 però una grande crisi del cotone tagliò le gambe all'industria tessile e la Suzuki fu costretta a reinventarsi per soddisfare nuove richieste di mercato. La soluzione fu produrre veicoli a motore, a due ruote e a basso costo così da fornire agli abitanti dell'impero un mezzo di locomozione valido e affidabile che avrebbe incrementato la crescita del paese.
 

Furono prodotte le prime biciclette a motore a scoppio che fornivano oltre alla locomozione diretta tramite motore a scoppio, anche la pedalata assistita. In seguito uscirono i primi ciclomotori e motocicli che grazie a prestazioni di livello nelle competizioni nazionali, conquistarono i motociclisti dell'epoca che fecero partire il mercato della casa di Hamamatsu.

Nel 1965 con il modello T20, la Suzuki decise di penetrare nel mercato americano che da allora rappresentò da sempre il punto di riferimento per l'azienda e i suoi dirigenti. La T20 era una moto bicilindrica con motore 2 tempi da 90 CV e 7500 giri, cambio a sei marce che con una velocità massima di 145 Km/h soddisfava chi desiderava una moto dalle buone prestazioni, guidabile e sopprattutto affidabile. Inoltre con questo modello cominciava a delinearsi la "sportività" come caratteristica che fino ad oggi ha contraddistinto le moto Suzuki.

Ancora oggi il bacino d'utenza statunitense rappresenta il maggior riferimento per l'azienda e lo dimostra il costante impegno che ad Hamamatsu rivolgono verso i campionati locali AMA. Un esempio è lo storico sodalizio che legò il campione texano Kevin Schwantz al marchio Suzuki, che insieme colsero in un primo periodo i successi nazionali per poi vincere le più prestigiose competizioni internazionali, come il Transatlantic Trophy, la 8 ore di Suzuka, il GP di Macao, ecc... Fino ad arrivare al titolo mondiale nella classe regina del 1993. 



Se questa grande azienda ha costruito motociclette che hanno dapprima aiutato lo sviluppo della nazione e in un secondo momento sono diventate quello che conosciamo oggi, ovvero dei mezzi affidabili dalle ottime prestazioni sia sportive che stradali lo dobbiamo ad un drastico cambiamento provocato da una crisi economica che bloccò l'industria tessile. Dobbiamo quindi fare una riflessione su questo periodo di vera difficoltà economica e di chiusura di molte aziende. Se le moto della Suzuki sono indiscutibilmente tra le migliori del mondo e la loro nascita è stata causata da una "crisi" si deve comunque credere che rimanere immobili non può portare a nulla di buono e non può certo migliorare la nostra vita. Occorre esortare chi ne ha le facoltà a mettersi in gioco e a spendere la propria esistenza in qualcosa che ci possa in un primo momento aiutare a crescere e magari in un momento successivo diventare qualcosa di straordinario come le moto Suzuki.

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