Bray Hill
lunedì 28 dicembre 2020
sabato 28 novembre 2020
venerdì 20 novembre 2020
giovedì 17 settembre 2020
Piano British...
Di Alex Ricci
Circa un anno fa, nelle sale stampa del Campionato Mondiale Superbike, teneva banco tra giornalisti e fotografi, la questione del regolamento punteggi BSB. Il campionato inglese delle derivate di serie, omologo del nostro CIV, si avvaleva e si avvale tutt'ora di una formula particolare per rendere interessanti le gare fino a fine stagione e far si che non vi sia un matematicamente campione a chiudere i giochi anzitempo. Ma come funziona? Una volta conclusosi l'ultimo round previsto come "regular season", vi sono altri tre appuntamenti extra chiamati "Showdown". A queste gare si partecipa regolarmente con tutti i team e i piloti, ma i primi sei vengono separati dal resto della classifica e portati a pari punti, idealmente 500, a cui ne vengono sommati 5 per ogni vittoria stagionale, 3 per ogni secondo posto e 1 per ogni terzo. Le gare assegneranno poi lo stesso ordine di punteggio che si è assegnato fino a quel momento, con la differenza che i primi sei stanno disputando a tutti gli effetti un mini campionato a parte. Dove sono i vantaggi? Lo spettacolo è quello di vedere che anche il sesto, può puntare alla vittoria stagionale come il primo il quale, pur avendo totalizzato più punti di tutti, non è ancora sicuro di portare a casa il titolo. L'idea non è molto meritocratica, ed avvantaggia chi ha vinto meno gare laddove per trovarsi sesti o quinti in classifica, si può anche non averne vinta nessuna, rendendo fondamentali le prove che costituiscono questa fase. Non è però scontato che questo sistema faccia saltare il flusso del campionato. Nel 2019, nonostante questa soluzione, si è laureato campione Scott Redding, dopo aver dominato la stagione contro il compagno di scuderia Josh Brookes e l'altro alfiere Ducati Tom Bridewell rispettivamente secondo e terzo. Ripensandolo oggi, questo sparigliare le carte, potrebbe essere utile a concludere la tormentata stagione 2020 in cui si è ritrovato il WSBK. Con l'abbandono delle trasferte extraeuropee, che solitamente si compiono a fine anno e l'annullamento degli eventi in molte piste storiche come Assen, Donington Park e Misano, sarebbe stato il mix salva campionato, visto che attualmente si svolge solamente in Spagna e Portogallo con l'eccezione di Magny-Cours. Col senno di poi siamo tutti bravi, ma vedere Michael Ruben Rinaldi, che dopo aver dimostrato la propria competitività e quella del suo pacchetto firmato Team GoEleven, lotta a pari classifica con Scott Redding e Johnny Rea per la coppa di campione del mondo, è un'immagine più che suggestiva. Per definirla in un'altro modo, sarebbe l'antidoto anti-covid19 made in UK e avrebbe portato spettacolo in una stagiona accorciata e avida di appuntamenti. Probabilmente è giusto che tutto rimanga così e si concluda senza stravolgimenti, così come è giusto che questa formula inglese rimanga oltremanica. Ma chissà, con l'esperienza di una pandemia, tutto questo potrebbe essere studiato, scritto e sigillato in una bella busta con scritto "piano B", "piano British".
lunedì 7 settembre 2020
sabato 18 luglio 2020
venerdì 17 luglio 2020
mercoledì 15 luglio 2020
sabato 2 maggio 2020
Come i "Carbonari"
Non sapevo chi fossero i piloti, nomi mai sentiti e su quelle moto. Kawasaki, Ducati, Honda, così diverse da quelle del Motomondiale che mi chiedevo cosa fossero. E poi la formula, due manches nello stesso pomeriggio, in circuiti diversi dal calendario dei GP. Stupore e fascinazione al tempo stesso. Leggevo nomi "esotici", piloti americani, inglesi, neozelandesi, ma anche tanti italiani mai visti nella 250 o nella 500 di allora... Qualche giapponese e moto stupende uguali a quelle che vedevo per strada. E poi il nome, "Superbike", mi sembrava così poco tecnico, così fumettistico da non capire bene cosa fosse. Da quel momento in poi bisognava recuperare. Dovevo vedere qualche gara di questi piloti sconosciuti, capire per chi tifare. Mi sarei fatto un beniamino, o più di uno. Magari mi sarei affezionato ad una marca di moto come Ducati, che non gareggiava nei GP, ma non ne vedevo nemmeno molte in strada. Mi colpiva che sulle carene di questi bolidi non comparissero molti sponsor, non erano variopinte e flash come la Suzuki di Schwantz o la Yamaha di Cadalora tipo pacchetto di sigarette, o come la Honda HRC ufficiale coi colori della benzina. Erano semplici, come uscite dal concessionario, senza una grafica ammiccante a con un fascino particolare.
La verdissima Kawasaki del campione statunitense Scott Russell sembrava enorme, mentre le Ducati 888, erano tante e parevano tutte uguali. Ma perché non erano pubblicizzate queste gare? Intendo, sulle riviste specializzate sì, ma per quale motivo non trovavo un canale che trasmettesse le gare la domenica? Quella volta nel bar non vidi granchè. Nessuno seguiva veramente la trasmissione, era capitato per caso e solo la mia curiosità aveva notato una differenza interessante, un'alternativa per chi ha sete di gare e motori. Mi tenevo aggiornato sulle pagine di Motosprint, ma non trovavo una differita e tantomeno una diretta, che potesse placare la mia voglia di vedere correre la Superbike.
In realtà la Superbike aveva impiegato ben meno tempo di quello che si può pensare per far innamorare gli appassionati, ma continuava a soffrire di una scarsissima pubblicità mediatica e di una copertura televisiva non all'altezza del pubblico che gremiva le tribune di Monza, Misano o Imola.
mercoledì 8 aprile 2020
Ritorno al futuro...
COVID-19 o semplicemente "Coronavirus", è il "limes" oltre il quale nulla sarà più come prima e cambierà l'approccio a ciò che fino a ieri abbiamo imparato e dato per scontato. Non è il caso di piangere un cambiamento radicale, ma piuttosto tentare d'immaginare come sarà un motociclismo "post Covid". I campionati sono stati tutti sospesi e già stravolti nel calendario, con l'intenzione di riprendere il prima possibile, salvando il salvabile. L'impressione che ho avuto in questi ultimi giorni è quella che non sarà facile ricalcare quanto già programmato in ottica 2020 prima dell'esplosione dell'epidemia. E se si pensa di poter rimandare le prime tappe di Motogp e Superbike (tanto per citarne due), e ottimizzare la seconda parte dell'anno in corso, al fine di avere una stagione completa, ha i connotati di un fuoristrada clamoroso. Lo scenario più plausibile, sarebbe invece quello di riorganizzare i campionati motociclistici con calendari meno serrati e diluiti all'interno dell'anno solare.
Nel 1988, con la storica gara di Donington Park tutta tricolore per noi, grazie alle vittorie di Tardozzi su Bimota e Lucchinelli con Ducati, ci siamo chiesti che campionato fosse questa nuova formula che pensionava il vecchio campionato Formula 1, dove correvano le derivate di serie e tanti piloti che avevano lasciato il mondiale per avventurarsi a sostegno di corse come il TT dell'Isola di Man, il Transathlantic Trophy, le gare americane come la Daytona 200 o la nostra 200 miglia di Imola. La nascita del mondiale Superbike ha di fatto ottimizzato l'interesse delle case costruttrici a produrre mezzi destinati al pubblico, sempre più innovativi e competitivi e ha generato vere e proprie carriere di funamboli delle grosse quattro tempi.
E' proprio Ducati che deve la maggior parte della sua popolarità nel mondo alle stagioni vittoriose disputate in Superbike, rilanciando un marchio e un'azienda che soffriva sul mercato, ed imbastendo un progetto che l'ha portata in MotoGP, vincendo molte gare memorabili, un titolo con Stoner e diventando la bestia nera delle giapponesi Honda e Yamaha. I cambiamenti portano sempre altrove e non sappiamo esattamente dove. Ma una volta che si è tracciato un confine di demarcazione sociale così profondo e mondiale, possiamo solo augurarci di svoltare riprendendo ciò che abbiamo lasciato per strada, ma con la mente protesa ad un grande ritorno. Ritorno al futuro però.