mercoledì 1 giugno 2016

Eravamo solo nel '76...



Nel 1976, Barry Sheene si laurea campione del mondo della classe 500. In sella alla Suzuki, conquista il primo dei suoi due titoli iridati davanti a piloti come Read, Agostini e Lucchinelli. Si ripeterà quindi l'anno successivo, confermando la propria bravura, oltre che l'affidabilità della moto di Hamamatsu. Nella classe regina vincerà diciannove gare dal 1974 al 1984. Durante la sua carriera subirà molte fratture dovute a terribili incidenti come quello di Daytona nel 1975 con danni in tutto il corpo, o quello del Paul Richard nel 1980 che gli costò il mignolo sinistro. Ciò che contraddistinguerà Sheene, al di là dei risultati, sarà il suo personaggio carismatico, un po' pazzo, ma attraente. Simpatico, aveva molti amici nel circus del motomondiale e riusciva a coinvolgere i colleghi, non solo per questioni "sindacali" legate alle corse, ma anche nel tempo libero fuori dalle gare. Come quando dopo le prove, lasciò clandestinamente l'autodromo di Imola, per andare a Punta Marina (RA) a giocare in spiaggia con un amico pilota e la compagna Stephanie. O quando, più notoriamente, faceva suonare gli allarmi degli aeroporti con le viti e i ferri che aveva in corpo, dovuti alle troppe fratture. Nato a Londra l'11 settembre 1950, dati lo stile da rockstar e i modi da gentlemen che si presenta ai circuiti in Rolls Royce o in elicottero, verrà accostato ad un altro esuberante londinese delle quattro ruote, James Hunt, che proprio nel 1976 conquisterà il titolo di campione del mondo di Formula 1 con la McLaren. Barry muore di cancro il 10 marzo del 2010, lasciando i compagni e il popolo di appassionati che non ha mai smesso di amarlo. Oggi è celebrato da campioni e tifosi come una delle leggende del motociclismo. 

  • MOTO GUZZI presenta alla stampa i modelli V35-V50 con il propulsore a "V" già in uso alla casa lombarda da qualche anno. In questo senso, la GUZZI rilancia il mercato delle medie cilindrate e produrrà i propri pezzi anche negli stabilimenti Innocenti di Milano. Una scelta logistica dovuta alla necessità di fare modelli diversi e coadiuvata dalla comune proprietà aziendale di Alejandro De Tomaso.
  • YAMAHA lancia sul mercato quella che per molti è la prima, vera enduro stradale. L'XT 500 è infatti capace di macinare chilometri anche su asfalto, permettendo di tenere una buona media, ma rimanendo un'ottima scelta per chi vuole affrontare strade bianche e salite non troppo difficili. Si allargano gli orizzonti e sarà uno dei primi modelli ad affrontare il deserto nell'epoca d'oro dei raid africani.
  • BMW sforna la R 100 RS, la prima moto con carenatura turistica studiata in galleria del vento. Grazie alla struttura della Pininfarina, la casa baverese poté mettere a punto una motocicletta adatta ad affrontare i lunghi tratti sulle autobahn tedesche e su tutte le autostrade del mondo. Col bicilindrico "boxer" da 980 cc, questo modello imponente e curatissimo, non era per tutte le tasche.
  • SUZUKI non vince solo il titolo velocità classe 500, ma conquista anche il mondiale cross della classe 250 col crossista belga Gaston Rahier. Con la squadra Suzuki parteciperà anche alla Paris-Dakar sulla DR-Big dal 1988 al 1991, ma non vincerà la corsa, già precedentemente dominata su BMW nel biennio 1984-85.

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