sabato 29 luglio 2017

Cosa succede a Roby Rolfo...?



Succede che ti svegli una mattina presto, quando non è ancora primavera, manca un mese, e sei tutto stranito perché hai sonno e a quell'ora il caffè, più che un rito, è una necessità. Davanti alla tv, ti accorgi che quando la corsa sarà terminata, il sole avrà già illuminato il nostro emisfero permettendoci di spegnere le luci. A quel punto, ci sarà solo la tentazione di tornare a letto o andare al bar ad annunciare la notizia: Roby Rolfo ha vinto il gran premio d'Australia! Quando il pilota di Torino ha tagliato il traguardo, con Lucas Maihas appiccicato addosso, non si è capito chi avesse vinto, ma a quell'ora del mattino, tutto è concesso. Poi il verdetto cronometrico e la certezza che Roby fosse primo per un millesimo di secondo. In quel momento sono imploso! Tutte le incertezze della stagione 2016 sono svanite e si è concretizzata l'idea che, quello che stava iniziando, fosse l'anno della svolta e del giusto compenso per tutte le difficoltà sopportate e vissute in silenzio. Ecco, cominci a pensare che finalmente ci siamo e che è ora di divertirsi. Continua questo entusiasmo e dopo un non esaltante undicesimo posto in Thailandia, andiamo ad Aragon primi in classifica. Così mi disse Roby: "Siamo primi in classifica". Non disse "sono", ma "siamo". C'è una bella differenza! Significa condividere i risultati con tutte le persone intorno a se e alla propria moto, in un grande lavoro di squadra. Eppure, con un dignitoso sesto posto, quella squadra vincente, dalla terza gara comincia perdere colpi e deve rimettersi a lavorare. A capire cosa non è andato bene dopo un grande risultato alla prima uscita. I pensieri si annodano e ad Assen non si va oltre il quindicesimo piazzamento. Ad Imola, dove le bandiere rosse sventolano più che nella rivoluzione d'ottobre, è un disastro collettivo. Doninghton sembra la gara del respiro e invece è un altro fallimentare ventiduesimo. A Misano bisogna fare bene, ma dopo una gara corsa benissimo, ma sempre "impiccato", in una vana rimonta, Rolfo concretizza un semplice diciottesimo posto.


Torniamo un momento indietro. Arrivo al paddock del Misano World Circuit il giovedì e nel mio personalissimo rituale giro dei box, per saluti e convenevoli, noto una lampante novità: al team Factory Vamag ci sono due moto. Due MV Agusta tre cilindri pronte per correre. Allora mi avvicino ai meccanici e ad uno chiedo: "Di chi è quella moto"? "Di Stirpe"! Dice lui. Una MV uguale a quella di Roberto, ma piena di scritte della marca di lubrificanti usata dal team. Passa un po' di tempo, io incontro Roby, come sempre concentrato e pronto ad affrontare il weekend di gara, e mi dice che sta lavorando, che è impegnato, ma che la pista la sente sua e che spera di fare bene. Oggi, Roberto Rolfo è fuori dal team e mette la sua vicenda in mano ad un legale, per capire cos'è successo e cosa si deve fare. Senza volersi occupare delle legge, che ha una propria funzione e che deve essere rispettata a fin di bene, possiamo dire che Roberto ha il compito di continuare a correre per la grande passione e la voglia di fare bene. Correre in moto è come la vita, ed in molti casi, ne rappresenta una parte. Bisogna avere un atteggiamento positivo, umile, specialmente se si ha ragione! Da questa spiacevole e scomoda situazione, che avrà il suo epilogo davanti ad un giudice, occorre ripartire nel migliore dei modi. Credo che Roberto sia la persona più capace di un'impresa del genere, un osso duro che sa come fronteggiare le grane che la vita ciclicamente ti sottopone. Però non è giusto! Se un pilota vince la prima gara ed al terzo round si trova in testa al campionato, non è un caso e non è un motociclista della domenica. Non è giusto appiedare chi mette tutta la propria esperienza a disposizione di una moto poco competitiva. Non è giusto abusare di chi rischia la pelle per portare a casa un piazzamento in mezzo al "gruppone" delle seconde linee. Non è bello che un'avventura iniziata in pista, finisca in una partita di avvocati. Non è corretto silurare colui che ha sempre rispettato il lavoro degli altri e non ha mai esternato negatività nei confronti della sua gestione.


Concludo dicendo che non sempre ci si trova nella condizione giusta per lavorare e fare bene, ma finché qualcuno non te lo spiega o finché qualcosa non viene fuori, si è sempre pronti a criticare e fare delle considerazioni spietate. Bisognerebbe che queste cose non accadessero, che situazioni del genere non si verificassero, è vero, ma bisogna evitare le chiacchiere e non dare peso a chi parla a sproposito. So che Roby, da grande professionista, troverà una situazione ideale per tornare a correre ai livelli che gli competono, senza dover per forza dimostrare nulla, che non sia già assodato. Così, anche l'amarezza di questo frangete, piano piano sparirà, lasciandoci in bocca il gusto della svolta, del riscatto, della rivincita, che arriverà quando meno ce lo aspettiamo. Come quella mattina di tardo inverno, davanti alla tv, in diretta dall'Australia. First.

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