lunedì 21 settembre 2015

A cosa serve un'auto speciale, se basta una moto normale..?!?!



Il 13 agosto 2015, leggo la notizia che il figlio di un noto milionario svizzero ha incendiato la propria auto per incassare il risarcimento dalla compagnia assicurativa e poterne acquistare una nuova "speciale". L'auto in questione però è una Ferrari 458 Italia regalatagli dal facoltoso padre. Per non commettere imprecisioni, pubblico di seguito la notizia riportata dal sito della rivista Quattroruote:

Il piano era diabolico: assoldare dei complici per dare fuoco alla Ferrari 458 Italia regalatagli dal padre, ottenere i soldi dall'assicurazione e comprarne una nuova, magari una Speciale. L'esecuzione, però, non è stata perfetta e così un ventenne svizzero molto ricco ma decisamente poco lungimirante si è ritrovato in manette.   
Il piano. La notizia è stata diffusa dal quotidiano tedesco Bild e dalla stampa svizzera.Figlio di un milionario, con tanto di "paghetta" mensile fino a 9 mila euro, il ragazzo era evidentemente stanco non solo della sua Ferrari, ma anche della collezione del padre, composta da quindici supercar tra cui una Lamborghini. Secondo quanto emerso dalle indagini, nel marzo del 2014 il ragazzo si era anche informato presso un concessionario, facendosi valutare la 458 Italia e ottenendo una stima di oltre 170 mila euro. Tanti, ma non abbastanza per la Speciale che desiderava. Più alto, invece, il rimborso dell'assicurazione: e così è nato il piano incendiario.
È bastato un filmato. Stando al resoconto, per fare il lavoro sporco il ragazzo ha ingaggiato tre uomini, tra cui un dipendente dello stesso concessionario: i quattro si sono recati ad Augusta, in Germania, per dare fuoco all'auto nel parcheggio di una zona industriale. Peccato che il rogo sia stato filmato dalle telecamere di sorveglianza: agli inquirenti è bastato esaminare i tabulati telefonici per risalire al giovane e incastrarlo. Al processo, celebrato la scorsa settimana, il ragazzo se l'è cavata con 30 mila euro di multa e 22 mesi di libertà di vigilata, mentre ai complici ne sono stati inflitti tra i 14 e i 16. La Ferrari, però, non c'è più, così come i soldi per sostituirla: prima del processo, il padre del giovane ha infatti dovuto sborsare una cauzione da 200 mila euro.

Il Per quanto il fatto possa commentarsi da solo, si tratta di un capriccioso figlio di papà che non sa come dare un senso alla propria fortuna. Penso a quello che desiderava questo ricco ragazzo: incassare quanto bastava per prendere una nuova Ferrari "speciale". Come capita a molti, ha tralasciato l'aspetto fondamentale, che per avere qualcosa di speciale non basta che l'oggetto in questione sia esclusivo, ma occorre, anche nel caso di un'auto, che sia speciale ciò che si fa, quello che accade quando ci si prende un po' di tempo per vivere il proprio mezzo. Altrimenti si finisce per non apprezzare niente, neanche una Ferrari 458 Italia, che è già un oggetto con speciali qualità. 
Anche nel motociclismo però, ci sono purtroppo molti che commettono lo sciocco errore di basarsi sul prestigio della propria moto senza contare che essa è già "qualcosa" in quanto tale.


Anche nell'industria motociclistica esistono modelli particolarmente costosi ed esclusivi, ma non hanno effettivamente una grossa presa sul popolo dei centauri, soprattutto i più incalliti. Infatti non se ne vedono molte tra i folti gruppi di motociclisti che ogni fine settimana raggiungono i luoghi cult del nostro territorio. Questo perché la moto deve avere principalmente le caratteristiche di una buona macchina affidabile, relativamente potente, esteticamente apprezzabile (e anche questo è relativo), e che faccia al caso di chi la guida


Viaggiando su una normale moto, dalle caratteristiche minime per essere considerata tale, si riesce a scoprire un modo e uno stile di andare per strada che allontana il lusso sfrenato. Quando si va con la propria moto, che valga qualche centinaio di euro o che sia un modello costoso sopra la media, poco cambia. Il gusto di guidare impattando con l'aria che ti avvolge il casco e la giacca, il profumo che si può annusare se si va in campagna o per strade di montagna, l'ebrezza della velocità che non ha altre similitudini, sono tutti esempi di un rapporto con la moto, la vita e se stessi. Si possono assaporare luoghi pienamente, forti della forma di viaggiare che contraddistingue un motociclista, a volte scomoda, ma sempre con quello spirito d'avventura che abbatte ogni piccolo disagio. Esistono moto adatte a tutti i percorsi, a tutte le mete, a tutte le tasche, a tutte le menti e la cosa positiva è che sono tutte moto normali.


Credo che nessuno, pur volendo emulare "Ghost Rider", incendierebbe volutamente la propria moto. Sarebbe come bruciare se stessi e tutte le storie vissute in sella. Non c'è ricordo, souvenir o cartolina che indichi meglio un'esperienza, dell'emozione di fare un nuovo giro sulla stessa moto che ti ha portato sulle Dolomiti, nel Mediterraneo, all'Elefantentreffen, al bar dagli amici, al lavoro o tra i tornanti dell'appennino tosco-romagnolo. Gli assicuratori possono dormire sonni tranquilli. I loro clienti motociclisti "veri" non bruceranno la propria moto. La cambieranno, alcuni la criticheranno, la romperanno e l'aggiusteranno, ma non sarà il rogo a fargli perdere il sonno. E se proprio qualcosa brucerà, sarà la voglia di provare sempre quelle emozioni che una moto normale può dare e un'auto speciale no.

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