giovedì 14 novembre 2013

Kawasaki, la profezia, il titolo di Tom Sykes e...

 
 
L'11/01/12, su questo blog, pubblicavo un "articoletto" riguardante le Kawasaki e i suoi titoli mondiali velocità. Chi non l'avesse ancora letto può cliccare sul link di seguito.

Per chi invece l'ha letto e gode di buona memoria,  mi basta dire che in quell'occasione ero stato critico, a metà strada tra l'ottimismo e la delusione. In fondo non si erano ancora visti i risultati che da lì a un mese in poi si sarebbero susseguiti con costanza e particolare ammirazione. Per quello che posso capire io di corse, alla Kawasaki hanno svoltato di brutto e per le ninja impegnate in Superbike sono state due stagioni di successi come non si vedeva dai tempi del Team Muzzy e dell'americano Scott Russell. Un po' me l'aspettavo e un po' ci speravo. L'articolo l'avevo scritto criticando, ma con la speranza di essere smentito in tempi brevi. In più avevo notato che durante tutto il 2011, Tom Sykes era stato veloce, se non altro in prova e sotto l'acqua. E' facile parlarne ora. Dire che lo sapevo sembra una pataccata da bar, ma pensateci bene: "Quanti di voi avrebbero scommesso in una verdona di così alto livello da sfiorare una titolo per mezzo punto e da vincerne uno l'anno dopo?" Quasi nessuno. Meglio così! E che vada sempre a finire bene ogni cosa che mi permetto di osservare e criticare.
 
 
Per quanto riguarda Tom Sykes, non mi meraviglio che sia riuscito a vincere il Mondiale Superbike. Infatti, da buon britannico tenace, ha sempre fatto delle stagioni di alto livello e di regolarità. Solo durante la prima annata in sella alla Yamaha R1 del Team Sterilgarda, dove oltre alla presenza del compagno Ben Spies, "il più forte di tutti", si è anche infortunato un paio di volte. Ricordo che per il round di Imola cadde in prova riportando una lesione a un piede. Ho in mente l'immagine di Tom che viene caricato a braccia da due uomini su per la scaletta della clinica mobile, e guarda un po', se la ride invece di disperarsi come altri caratteri più latini delle nostre parti avrebbero fatto. Me lo ricordo anche l'anno precedente, quando fece la wild-card con la GSX-R del Team Crescent Suzuki con cui correve in BSB e mi fece un'ottima impressione sia a Brands Hatch che a Donington. A parte quel primo anno sfortunato, Sykes si è potuto rifare arrivando in tre stagioni di "verdona" al titolo. Il nome scritto sul trofeo e sull'albo d'oro, sono il segno indelebile, sono il confine che divide i bravi piloti dai campioni, indiscutibilmente.

 
E' passato quasi un mese, da quando Tom Sykes si è laureato campione e mi sembrava doveroso riprendere l'argomento snocciolato nel post di quasi due anni fa. Spero di aver onorato un "debito" che avevo aperto con Kawasaki, che in fondo Tom mi aveva fatto aprire con Kawasaki. Raccogliendo una sfida, da me involontariamente lanciata, senza saperlo, dominando due stagioni mondiali. Dissi che avremmo dovuto aspettare ancora un po' prima di vedere una Ninja competitiva, ma quella che sembrava una mia semplice "profezia", ha avuto breve durata, tutto il resto vale molto di più.



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