sabato 4 maggio 2013

Il fluo va di moda...

 



E' entrando nel solito bar della provincia, che trovo spunti per fare due chiacchere con la gente del paese. Questa volta però sono le due BMW F 800 GS parcheggiate fuori che fanno da anticipazione ai personaggi che incontro dentro il locale. Eccoli lì, due ultra quarantenni, motociclisti convinti, vestiti con abbigliamento tecnico rigorosamente BMW Motorrad, giacca, guanti, stivali e casco "fluo". Già da qualche mese, m'era capitato di vedere sulle riviste specializzate, servizi e pubblicità sull'argomento. Questo è un bel segnale. E' giusto che le aziende che producono vestiario per il motociclismo, creino una linea con colori e inserti fluo. Il senso è ovviamente rendere più visibile il motociclista agli altri, poiché spesso l'incidente stradale che coinvolge le moto e le altre categorie, può essere generato da una distrazione. Una leggerezza che chiunque può commettere, ma che può avere conseguenze gravi. Avere una "divisa" ben visibile a distanza, aiuta. Soprattutto se si usa il buon senso e la prudenza. I colori sgargianti e le tinte fluorescenti si usano nelle corse motociclistiche già da tempo, legati a sponsor e a colori di scuderia. Ma nelle versioni stradali, come già detto, possono avere una funzionalità. Voglio parlare a discapito della funzionalità e di quello che ho appena detto, ovvero che in certe occasioni, il fluo non ci stà proprio.


Le moto circolano da decenni coi fanali accesi anche di giorno, rendendole identificabili rispetto alle biciclette. A volte un automobilista si trova in difficoltà a stimare il reale tempo di manovra nei confronti di una moto, poiché non si rende conto che viaggia ad una velocità pari alla sua. Un casco "giallo evidenziatore" può fare la differenza e aiutare anche nella penombra dopo il tramonto, ma il motociclismo non è solo un qualcosa di cui si deve relazionare la pericolosità della sua pratica. Il motociclismo è uno stile che si acquisisce da un'innata passione per quel pezzo di ferro a due ruote, che tanto ha in comune con gli aerei. E' giusto quindi pensare che uno possa vivere la moto come meglio crede e che non sia obbligato dal buon senso ad indossare strisce rinfrangenti o giacche fluo e caschi rosa shocking. E' invece obbligato ad avere un comportamento adeguato al pericolo, che chiunque si trovi in strada e con qualunque mezzo di locomozione, è sottoposto.


La Shuberth produce e commercializza un casco fluo che ho visto in testa a molti Bmwisti. Gli stessi che per il giro della domenica hanno montato sulla propria GS il parabrezza maggiorato, il paramotore della versione Paris-Dakar, le due valige laterali rettangolari tipo cassetta militare, il bauletto grande coordinato alle valige, le manopole scaldamani, la borsa da serbatoio con portamappa, il parasassi sul fanale, i fanalini laterali all'altezza delle ginocchia, l'interfono (come se uno in moto mentre guida dovesse parlare continuamente), ecc... Tutto l'equipaggiamento per andare a Caponord. Mancano la tenda e il sacco a pelo. Anche in questo caso la moda ha fatto gran parte del lavoro e se è qualcosa di utile ad andare di moda tanto meglio. Dobbiamo però ricordare che non si deve essere schiavi delle mode, ma avvezzi alle proprie passioni.

Penso agli "Harleysti" e a tutti gli amanti del custom. Penso alle mie preferite, cioè le cafè racers. Penso alle vecchie tute dei piloti d'altri tempi. Penso a chi non ama i colori troppo "flash" e preferisce dei toni pacati e scuri. Penso che se ci fosse più cervello dietro ad un volante, come più testa sotto ad un casco, forse non ci sarebbe troppo bisogno di questi accorgimenti, che sono comunque intelligenti e legittimi. Ma di moda no.

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