mercoledì 17 dicembre 2014

Questione di pancia...


Molto probabilmente, chi segue le corse motociclistiche si sarà abituato a vedere dei piloti agguerriti sfidarsi nei circuiti più blasonati del mondo in sella ai più veloci bolidi a due ruote. Oltre a questo si sarà anche abituato a personaggi in ottima forma fisica, oltre che veloci e vincenti. Infatti non c'è da stupirsi se il motociclismo professionistico annovera nei rispettivi campionati piloti che definire atleti è ormai scontato. Anche l'ultimo sullo schieramento di partenza, può esibire un fisico invidiabile, dato da ore in palestra, in bici, in piscina o a correre a piedi. Alti, di media statura o piccoletti, nessuno trascura questo aspetto in virtù di una prestazione al massimo delle singole capacità.


Per fortuna, l'eccezione che conferma la regola, esiste ancora e non dispiace affatto, perché mette in evidenza il non trascurabile aspetto della "normalità" dell'uomo "comune", ma che compie imprese fuori dal comune, restando pur sempre una persona come tutte le altre. Colui che su tutti non può assolutamente essere ignorato, è John McGuinnes. Il pilota britannico è famoso per le sue vittorie in gare stradali e specialmente all'Isola di Man. Non ci sono dubbi che questo pilota sia uno dei più grandi di sempre in questo tipo di competizioni, dove, oltre alla bravura e al coraggio, conta molto la "testa". John McGuinness è un peso massimo non solo per la stazza, ma anche per il suo alto livello di competitività nelle road races. All'isola ha conquistato fino ad oggi 21 vittorie complessive nelle categorie Lightweight 250 TT, Singles, Senior TT, Superbike TT, Superstock TT, Supersport, Formula One, Lightweight 400 cc, Junior 600 cc e TT Zero.


Quando quest'anno mi son visto circolare nel paddock del mondiale superbike l'americano Aaron Yates, ne sono rimasto piacevolmente compiaciuto. Tra un sacco di piloti esperti e ben preparati, finalmente ce n'era uno in particolare che riempiva molto bene la tuta. Questo ha fatto ben sperare in me che i suoi risultati in pista fossero dei migliori, ma non potendo contare su moto competitive come quelle della parte alta dello schieramento, Yates e il compagno e connazionale Geoff May, si sono dovuti accontentare di piazzare le rispettive Buell 1190 RX del team EBR.


Eppure anche Yates, con 42 anni appena compiuti, gode di un buon curriculum stilato soprattutto nei campionati AMA, dove si è aggiudicato per due volte il titolo della categoria Stock e una volta quello della categoria Sport con un totale di 22 vittorie complessive. Con questi risultati ,pur non suscitando grande interesse sul nostro lato dell'oceano, Aaron è un professionista che non deve dimostrare nulla se non quello che è, ovvero uno che per fare quello che più gli piace senza dover aderire ad uno standard di atleta perfetto, ben riuscendovi come molti che fanno altri mestieri.


Un altro esempio di pilota corpulento, è stato il grande ed indimenticato David Jefferies. Anch'egli specialista delle road races e veterano del TT, aveva una stazza impressionante per essere un pilota così forte e veloce. Nella sua scheda troviamo 9 vittorie al TT e 10 podi per un totale di 20 gare disputate. 4 sono le vittorie alla NW200, in cui si è anche piazzato secondo 4 volte, 2 volte terzo e altri piazzamenti. Al GP dell'Ulster ha trionfato 4 volte portando a casa anche 5 secondi posti e 1 quarto. 6 sono le partecipazioni al motomondiale tutte risalenti al 1993, mentre in superbike ha preso parte a 10 gare complete. Purtoppo un drammatico incidente, avvenuto durante le prove del TT del 2003, ce lo ha portato via, ma non ha fatto dimenticare quanto fosse grande non solo di corporatura, ma come pilota e campione indiscusso.


Amo questo genere di piloti dalle sembianze "umane" e non in perfetta forma fisica. Mi ricordano quanto sia importante stare bene e sentirsi bene, ma che in moto, oltre ai muscoli, siano altrettanto importanti la testa e il cuore. Inoltre mi sembrano persone più simili ai motociclisti che s'incontrano la domenica sui passi di montagna. Gente da giro in moto, ma anche da buona tavola, che non disdegnano di passare dal manubrio alle posate. Insomma gente semplice e che suscita simpatia.
Qualcuno ogni tanto mi dice che per correre in moto, per andare forte, per essere veloci in certi punti difficili di un circuito, occorre "pelo sullo stomaco". E' vero! Ma in certi casi credo che sia più una questione di pancia.

Nessun commento:

Posta un commento