giovedì 25 maggio 2017

Dove sono le sigarette...?


Leggendo con piacere il post di Carlo Baldi dal titolo è il momento di cambiare, pubblicato su moto.it qualche giorno fa, è sorta in me una riflessione istintiva. Pensavo alle corse, alla Superbike, al motorsport in generale, rendendomi conto che manca qualcosa. Passeggiando per il paddock, osservo i movimenti e le attività di un po' tutti i team. Posso rendermi conto del rapporto che c'è tra queste manifestazioni ed il pubblico. Chi possiede un pass per il week-end di Superbike, vive un'esperienza dall'interno, ma anche chi va con un biglietto acquistato per trascorrere una giornata di gare, usufruisce dell'ospitalità che gli stand e gli sponsor mettono a disposizione. Gadgets, giochi, curiosità, fanno parte delle pubbliche relazioni che connettono il visitatore appassionato a questo mondo e specialmente a chi investe per farsi pubblicità. Questi campionati hanno comunque una sorta di dna al quale ci s'affeziona. E' importante, per chi segue le derivate della serie, che lo spettacolo e la "fruibilità" del prodotto, restino inalterati. In un periodo dorato del Motomondiale, dove dalla classe 125, alla 500, passando per le mitiche 250 due tempi, sorgeva il mondiale Superbike sulla falsa riga di quelle che erano le gare del campionato statunitense, più comunemente chiamato "AMA". All'epoca, la classe regina, "la 500", godeva di grande qualità da parte di team, piloti e case ufficialmente impegnate.


Ricordo che mio padre, vedendomi interessato ad una gara trasmessa in TV (guardata al bar), dove le moto erano stranamente in maggioranza rosse (le ducati), sminuiva il mio entusiasmo con un'affermazione: "Ma quella è la Superbike"! All'epoca aveva ragione! Con gente come Schwantz, Lawson, Rainey, Doohan, Gardner, Cadalora, Kocinski, nulla poteva competere in quanto a show. Però il tempo passa e siamo tutti capaci di ragionare. Alla fine degli anni novanta, il Motomondiale ha imboccato la strada che l'ha condotto al punto in cui si trova oggi. Fu proprio in quel frangente che gli "avvelenati" di gare motociclistiche, volsero la propria attenzione sulla Superbike dove i vari Scott Russel, Carl Fogarty, Aaron Slight o Anthony Gobert, erano le nuove leggende viventi. In più, le moto partecipanti, erano le stesse che avevamo nel garage, pronte per il giro domenicale. Ducati su tutte, ha avuto in questa categoria il proprio banco di prova e l'unica disciplina moderna nella quale primeggiare in favore di un consistente, ma estremamente necessario, ritorno d'immagine.


Oggi, sia Motogp che Superbike, soffrono un po' perché non hanno quei riscontri che avevano un tempo, grazie ad appassionati fedelissimi che, a dispetto di altri sport, spendevano cifre ragionevoli per andare ad Imola o al Mugello, divertendosi a veder sfrecciare i propri beniamini. Cinque anni fa, Dorna ha acquisito la gestione del WSBK dai precedenti gestori (ed inventori), garantendo che sarebbe rimasto intatto lo spirito di questa categoria (leggete questo che dico da Baldi) ndr. Inoltre, la scelta di Dorna, era diventata prioritaria quando, televisivamente e come presenze di pubblico negli impianti, questo campionato aveva superato le cifre della Motogp. Alcuni importanti sponsor del motorsport, diressero il proprio interesse verso la Superbike e come già nel Motomondiale e nella Formula 1, l'industria del tabacco, colorava carenature e camion del team Ducati di Ben Bostrom.


Le leggi che hanno vietato la pubblicità delle sigarette e addirittura, obbligano i colossi del fumo a mettere sui pacchetti, scritte ed immagini che scoraggiano il fumatore, hanno di fatto segato le gare motociclistiche. Non voglio istigare al consumo di tabacco, ma voglio essere sincero e sottolineare che la potenza economica di chi fabbrica sigarette, ha inciso sulla qualità delle gare e dello spettacolo. Il calo del numero di fumatori non è attribuibile alla mancanza di pubblicità sulle moto, ma piuttosto all'informazione ed all'educazione che è stata fatta nelle scuole o negli ambienti lavorativi. Ai divieti messi nei locali (bar, ristoranti, cinema, ecc...), e non alla scomparsa dei loghi dalle moto. Con le risorse messe a disposizione da queste aziende, i team avevano la possibilità di competere quasi allo stesso livello e di offrire puro divertimento, oltre che coprire costi, che oggi sembrano insostenibili.


Gli avventori delle piste, ricevevano omaggi e gratificazione, spendendo una somma pari ad una pizza ed una birra con gli amici. Non potendo reclamizzare una sigaretta, come una barretta di cioccolato o un detersivo per il bucato, scrivere sulle fiancate il nome del prodotto era l'unico modo per fare marketing. Mi sembra quindi ovvia, evidente ed insensata l'ipocrisia che c'è dietro a questo moralismo contro l'industria del tabacco che, se tornasse ad esporre i propri colori negli autodromi e sulle fiancate di moto e hospitaliti, ci sarebbe tutto di guadagnato. Aggiungo che, toccare i regolamenti serve a sistemare qualcosa che non funziona da una parte, ma rischia di incrinare qualcos'altro di insospettabile, dall'altra. Come dice un mio caro amico, se anni fa avessimo avuto in Formula 1, almeno dieci team come la Minardi di Faenza (che comunque si qualificava sempre), le gare sarebbero state più belle. Se poi prendiamo le classifiche di Superbike e Motogp e le affianchiamo una all'altra e tracciamo una riga con la matita che le divide in due dall'alto verso il basso, possiamo notare che le due seconde metà sono equamente intercambiabili, ovvero che, salvo per i fenomeni e le migliori moto che stanno ai primi quattro posti, mezzo schieramento di una, vale il mezzo dell'altra categoria.


Ad oggi, solo Kawasaki, che in Motogp non ha raccolto alcun risultato, si è interessata direttamente alla competitività ed allo sviluppo del proprio prodotto supersportivo, dominando paurosamente la Superbike. Soluzioni all'orizzonte non se ne vedono e onestamente, per migliorare ci dovrebbe essere l'interesse diretto di tutti i costruttori impegnati nel campionato. E' ancora preferibile che le moto cosiddette ufficiali vengano date in gestione a delle strutture di livello, ma pur sempre esterne alla casa madre. Cosa che ha favorito specialmente Kawasaki. Ragazzi non fumate! Ma nelle corse...dove sono le sigarette? 

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