martedì 13 settembre 2016

Lo show dei record...quinta parte


Se c'è un pilota che più di tutti rappresenta il talento espresso al massimo, allora si tratta sicuramente di Ben Spies. Classe 1984, ennesimo statunitense, ennesimo texano, Spies è il campione in carica dell'allora campionato AMA con la Suzuki ufficiale. Arriva al mondiale Superbike nel 2009, dopo aver vinto 3 titoli negli USA con Suzuki, ma approda al Team Yamaha Sterilgarda. Con una nuova R1 col motore a scoppi irregolari, il giovane Ben vince 14 gare, arriva 2 volte secondo e una volta terzo. Non conosce la moto, ma soprattutto non conosce le piste, sulle quali prova e gareggia per la prima volta ogni week-end, mettendosi dietro piloti dal valore altissimo e di lunga esperienza.


"Elbowz", che significa "gomiti" (soprannome che gli danno per via della postura motociclistica), nei numeri, supera di gran lunga campioni storici della Superbike, per la costanza e l'immediatezza con cui riesce a concretizzare. Oltre agli invidiabili numeri personali, vincendo il campionato, riesce dove altri non sono ancora riusciti, consegnando alla Yamaha la prima vittoria del titolo Superbike nella sua storia. "Texas Terror" è l'altro soprannome che questo debuttante si guadagna per le sue vittorie schiaccianti e se in America era stato criticato per la debole personalità con cui subiva il pressing del più "anziano" Mat Mladin, qui è tutta un'altra storia.


Dopo una sola stagione "stravinta" in "one shot", passa al mondiale MotoGP. Sempre in Yamaha, prima nel team satellite Tech3, poi l'anno dopo al fianco di Jorge Lorenzo nel team ufficiale, vince ad Assen, dove vincono solo grandi campioni. Ma la sua carriera si ferma precocemente e dopo una breve parentesi nel Team Ducati Pramac, dove cade e s'infortuna seriamente, smette di correre, segnato al punto da non poter più di guidare come prima.



Considerando che la sua avventura in Superbike è durata una stagione, la sua giovane età e il modo in cui ha vinto il titolo, credo che non ci sarebbe nulla di strano nel considerare Ben Spies il più forte della storia delle derivate di serie.



Max Biaggi continua a dimostrare di essere un pilota fortissimo e di non essere arrivato al campionato Superbike per fare presenza. Ma per vincere un titolo occorre tornare ad un vecchio amore, l'Aprilia. Con la casa di Noale, il romano ha vinto 3 dei suoi 4 titoli in 250 e vi fa ritorno dalla stagione 2009, vincendo gara 1 sul congeniale tracciato di Brno. Ma è la stagione 2010 che lo consacra campione e con 10 vittorie conquista il primo storico titolo piloti su Aprilia in questa categoria.


La vittoria matematica arriva in gara 2 a Imola, quando il diretto avversario Leon Haslam, si ritira per rottura del motore della sua Suzuki e a Biaggi basta tagliare il traguardo al quinto posto. Max è il primo italiano a diventare campione Superbike e il secondo pilota ad aver conquistato almeno un titolo mondiale tra i prototipi da Gran Prix e le moto da corsa derivate dalla serie. L'RSV4 Factory si dimostra la moto da battere e fa vincere ad Aprilia anche il titolo costruttori.


L'anno dopo, il 2011, è la volta di un altro veterano della 500/MotoGP, Carlos Checa. Dopo aver militato due stagioni nel Team Ten Kate su Honda, passa alla Ducati ufficiale del Team Althea con il quale dimostra tutta l'esperienza di un pilota classe 1972. Vince 15 gare su 13 round, ma fino alla tappa di Imola, terzultima del campionato, non è ancora matematicamente col titolo in tasca. Così con una vittoria proprio sul circuito del Santerno, una doppietta in Francia e gara 1 in Portogallo, diventa campione del mondo, su Ducati 1098R, il diciassettesimo per la casa bolognese e ad oggi l'ultimo della storia.


Ma la gloria di Carlos Checa è solo il coronamento di una carriera che va a concludersi in bellezza. Infatti è il binomio Biaggi-Aprilia che torna in auge nel 2012. Il dominio però non è scontato e la vittoria del campionato sarà ottenuta con un risicato mezzo punto di vantaggio su Tom Sykes e la Kawasaki. Il pilota romano vince la gara 1 del round di apertura in Australia, ma per gli altri cinque round non ottiene vittorie fino alla doppietta di Misano, seguita da gara 1 in Spagna. E' da quel momento che si gettano le basi per contrastare Sykes, Checa e Melandri, che hanno accumulato punti e vittorie. Biaggi vince ancora gara 1 in Germania, poi un tredicesimo, un quarto, un terzo, un quinto e un ritiro gli valgono quello che basta per arrivare davanti al pilota Kawasaki di solo mezzo punto. Il frazionamento dei punti che determinerà poi la classifica a favore del pilota italiano, deriva dalla brutta giornata di Monza, dove una gara è stata annullata per pioggia, mentre l'altra è stata interrotta sempre per pioggia e da regolamento, i punti sono stati dimezzati.


Con questa stagione, Max Biaggi e Aprilia ritornano vincenti con il secondo titolo sia per il pluricampione che per la casa veneta. Un risultato importante per una moto destinata a vincere anche nel dopo-Biaggi.


continua...

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