domenica 24 gennaio 2016

Triumph T 100 black, la moto del commissario...



Questa volta non si tratta di un film uscito sul grande schermo, ma di una serie TV, una fiction prodotta in due sole stagioni, tra il 2009 e il 2011 e seguita con discreto successo dai telespettatori. "Il commissario Manara" ha come protagonista l'attore Guido Caprino in sella ad una Triumph Bonneville T100 black. Mi sembra scontato dire che, se c'è da scegliere un poliziotto che possa piacere ai motociclisti, Luca Manara è un candidato a questo ruolo dell'immaginario collettivo. In passato, erano i poliziotti della fortunata serie americana " I Chips" ad incarnare l'ideale delle forze dell'ordine su due ruote. Qui però, il modo d'intendere la moto è diverso rispetto a quello dei due piedi piatti di Los Angeles. In questo caso, il capo del commissariato di una località fantastica dell'Argentario, non guida un mezzo d'ordinanza delle forze di polizia per pattugliare le strade, ma bensì la moto personale con lo stesso carattere con cui la guida ogni singolo motociclista appassionato. Infatti, oltre ad essere l'unico mezzo privato a disposizione di Manara, è anche la moto che lo accompagna nelle intricate indagini di servizio. E' il mezzo che spesso usa per gli inseguimenti o gli spostamenti di lavoro, col quale si reca sulla scena dei crimini percorrendo strade di campagna e qualche sterrato.


La Triumph Bonneville T 100, nella versione "black", è una moto che per caratteristiche rappresenta uno stile di motociclismo "biker" e non convenzionale, come vuole essere questo genere dalle linee classiche e semplici che si ripetono da sempre. Infatti non si tratta solo di aver messo un pubblico ufficiale di spessore su di una moto, ma si è cercato di utilizzare la moto come elemento di connotazione del personaggio. Infatti, il protagonista ha l'abitudine di non stare alle regole, di non seguire le procedure alla lettera e di non farsi intimidire dagli schemi del proprio mestiere. Questa moto lo rende quindi diverso in partenza, più simile ad un antieroe che ad un paladino della giustizia. Un ibrido tra il "Johnny il selvaggio" e Steve McQueen. 


Infatti, l'aspetto scapigliato del vice questore Manara, è più simile a quello di un bandito di "Romanzo criminale", che a quello di un ingessato funzionario di polizia. Con questi ingredienti, la serie ha goduto di un relativo successo anche tra i non amanti del genere, che si sono appassionati per l'accostamento del personaggio al mondo della moto e del motociclismo di molte persone comuni, che ne fanno un elemento della propria vita quotidiana. Non importa quindi che nello sceneggiato le giornate siano baciate da un sole mediterraneo di prim'ordine e che quindi ogni occasione sia ottima per uscire in moto, anche se nella realtà non è così semplice. Non importa se il protagonista è sempre pronto ad inforcare la sua Triumph con un semplice casco jet e un paio di occhiali a goccia. E poco importa se ha sempre con sé un casco di riserva per eventuali passeggeri; questo è il personaggio cucito intorno a questa bella moto. E' lo stereotipo del bello e dannato, che in altri casi scricchiola, ma che qui è stato ben calibrato.


Anche se qualcuno ha fatto notare che la moto usata per la serie ha i cerchi in lega e non i più classici a razze, questo modello è bellissimo, ed è l'essenza della Bonneville come l'intende Triumph. Senza fronzoli estetici, essa possiede il massimo del minimo, che evidenzia il carattere e la bellezza di queste moto inglesi, che conquistano da anni una serie di estimatori, senza cambiare mai troppo, senza stravolgere le proprie linee base. Come il raffreddamento ad aria del bicilindrico parallelo fronte marcia da 67,98 CV. Un classico evocativo e sempre alla moda, che riesce ad ispirare ancora il mondo e la sua immagine, come in questo caso ha ispirato gli scrittori e i produttori di questa serie e del suo protagonista. E che continua ad ispirare motociclisti di tutte le età, che ad una moto così, difficilmente restano indifferenti.


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